Il nuovo Egitto di Abdel Fattah al Sisi guadagna consenso e fiducia sui mercati.
Dopo un quadriennio di instabilità politica e sociale con il conseguente ridimensionamento dell’economia e il crollo di attrattività per investitori e turisti stranieri, la musica sta cambiando e a dimostrarlo e testimoniarlo non mancano indicatori, commentatori, eventi, contatti e contratti.
Christine la Garde, Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale, ha recentemente dichiarato ad Al Arabiya News Channel di essere “impressionata da quello che le autorità egiziane stanno attuando in termini di riforma”, commentando i dati sulla rinascita economica del paese e sul ridimensionamento del tasso di disoccupazione.
Il giudizio é unanime sul fatto che la spinta riformatrice portata avanti dal nuovo presidente e le misura intraprese abbiano dato nuovo slancio all’economia, partendo anche dai sacrifici.
Da un lato infatti si é assistito al taglio dei sussidi all’energia (anche per le aziende straniere) per un importo globale di circa 7 miliardi di dollari, all’introduzione di imposte straordinarie per i redditi superiori ai 140.000 dollari e di nuove imposizioni fiscali per le società quotate in borsa. Le autorità egiziane sottolineano come queste misure temporanee si configurano come un “contributo patriottico allo sviluppo” che chiedono alle forze produttive e ai cittadini egiziani.
Allo stesso tempo però al Sisi, ben cosciente dell’importanza di riuscire ad attrarre nuovamente ingenti investimenti stranieri per garantire di nuovo benessere e sviluppo al suo paese e con questa prospettiva ben chiara all’orizzonte, negli ultimi mesi del 2014 ha incassato importanti rivincite accreditando l’Egitto sempre di più come uno dei pochi partner possibili per l’Occidente e per l’Oriente vicino e lontano in un contesto regionale esplosivo e attraversato da diverse crisi e criticità (Libia, Siria, avanzata dello Stato Islamico, Iraq, Gaza, Iran, etc.).
Fin dalla sua elezione nelle consultazioni dello scorso mese di giugno, il vecchio capo delle Forze Armate egiziane ed ex ministro della difesa del “defenestrato” Morsi - giocando a fare anche un po’ il novello Nasser - ha orientato la sua azione politica innanzitutto in direzione della restaurazione dell’autorità dello stato, base imprescindibile per poter garantire nuovi investimenti e favorire l’occupazione; dovendo fare i conti - tra l’altro - con le debolezze strutturali e congiunturali generate da anni di incertezze.
Alleato fondamentale nell’opera riformatrice e esiziale per qualsiasi successo politico in Egitto come la storia recente ha dimostrato, é l’Esercito che ha avuto finora un ruolo preponderante anche sul piano economico.
In questa prima fase é fondamentale riuscire a garantire nuovamente stabilità e ordine nella società egiziana prima ancora che nell’economia.
Va da sé che, in prospettiva, se il paese vuole tornare ad attrarre nuovi capitali stranieri dovrà ridimensionare il ruolo dell’esercito e non mancano le “iniziative politiche” per preparare il terreno e creare un clima sempre più favorevole.
Tra gli ostacoli principali in questi anni di turbolenze vi sono stati sicuramente i contenziosi aperti con le aziende che già avevano investito in Egitto e nell’ultimo anno con la legge 32/2014 già approvata dall’ex presidente ad interim, Adli Mansour, é stato vietato ai tribunali amministrativi di ammettere controversie sui contratti pubblici se non siano presentate dal governo o dall’investitore. La nuova legislazione dimostra come si preferisca offrire garanzie agli investitori piuttosto che accessibilità e trasparenza da standard democratici, ma questa é un’altra storia quanto é vero che la geografia é destino, la democrazia non si esporta e gli equilibri cambiano.
Anche a livello regionale il nuovo Egitto dimostra di avere le carte in regola e guadagna consensi sia all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo - CCG e più in generale tra le élites economiche e gli investitori internazionali.
Durante il 35^ Summit annuale del CCG tenutosi a Doha, in Qatar lo scorso 9 dicembre, sono stati i padroni di casa a riconfigurare il loro ruolo a livello regionale riaffermando una visione unitaria tra i membri CCG sul da farsi in Egitto e in Libia e lo stesso Ministro degli Esteri del Qatar, Khalid al Attiyah ha dichiarato: “Crediamo che un Egitto forte é nell’interesse di tutti gli arabi specialmente per gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo” a dimostrazione della nuova visione strategica.
Il Qatar rimane il più importante investitore straniero in Egitto e le ultime evoluzioni nelle relazioni bilaterali, hanno fatto si che lo stesso canale Al Jazeera Mubasher Mish, affiliato del network Al Jazeera con sede a Doha accusata in passato da Il Cairo di sostenere la propaganda dei Fratelli Musulmani, abbia sospeso le sue trasmissioni come segnale di distensione riconoscimento anche dell’autorità e della legittimità dell’attuale governo egiziano.
Ad Abu Dhabi invece a fine novembre durante una Conferenza per promuovere presso gli investitori locali le opportunità derivanti dai piani di sviluppo governativi egiziani, sono stati presentati ben 19 programmi di Partenariato Pubblico-Privato da realizzare nel prossimo biennio con un valore totale di oltre 4 miliardi di dollari prevalentemente legati ad infrastrutture, energie rinnovabili e edilizia abitativa.
Nel frattempo la New and Renewable Energy Authority - NREA a metà dicembre ha dichiarato che sono 175 società nazionali ed internazionali ad aver presentato al governo egiziano offerte per la realizzazione di impianti per la produzione d’elettricità da fonti rinnovabili in seguito all’introduzione in Egitto del cosiddetto “conto energia”. Alle società che supereranno il processo di valutazione verranno offerti i terreni - sulla base di accordi d’usufrutto - ove localizzare gli impianti a prezzi competitivi rispetto al mercato con durate che vanno dai 25 anni per progetti solari ai 20 per i progetti eolici. Obiettivo del governo é riuscire a produrre 8 gigawatt in più di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda le fonti fossili invece, come riportato dall’Economist Intelligence Unit, é stato dato nuovo slancio al progetto “West Nile Delta”, partnership tra la britannica British Petroleum - BP e i tedeschi della RWE Dea per lo sfruttamento del gas egiziano che, a regime, dovrebbe garantire un incremento della produzione del 10%. Il Ministro del Petrolio ha perfezionato il nuovo accordo che adesso deve passare dal vaglio del Consiglio dei Ministri.
L’appuntamento più importante per gli investitori dopo essere stato annunciato con largo anticipo é invece in dirittura d’arrivo.
Si terrà infatti a metà marzo a Sharm el-Sheikh una Conferenza Internazionale che sarà l’occasione per le autorità governative per presentare al mondo i diversi importanti progetti di investimento previsti per rilanciare la crescita del paese e migliorarne la dotazione infrastrutturale.
Tra i progetti più importanti va segnalato sicuramente il Potenziamento del Canale di Suez un Masterplan che a fronte di un investimento complessivo di 10 miliardi di dollari, punta a favorire lo sviluppo di porti, zone industriali e centri di servizi lungo le rive del canale, al fine di creare maggior valore e configurarsi come hub per il commercio globale est-ovest. Il progetto integrerà il sistema per aumentare la capacità del canale anche attraverso la costruzione di un nuovo canale di 72 km nella sua parte meridionale.
Altri investimenti importanti interesseranno lo sviluppo infrastrutturale, logistico ed energetico, lo sviluppo dell’edilizia popolare ma anche altri progetti di portata minore.
Complessivamente gli investimenti dovrebbero superare i 100 miliardi di dollari.
La Conferenza, inizialmente fissata per il 21-25 febbraio 2015, é stata leggermente posticipata proprio per non accavallarsi con i festeggiamenti legati al capodanno cinese che sarà il 19 febbraio e che tradizionalmente si protrae anche per più giorni nelle diverse comunità cinesi sparse per il mondo.
E’ evidente come a Il Cairo siano ben coscienti del fatto che parlare di investimenti senza i cinesi equivalga - in questo momento storico - a fare i conti senza l’oste.
Per quanto riguarda invece le relazioni bilaterali sarà importante esserci anche se effettivamente l’Italia non manca.
La recente visita di al Sisi a Roma é stata il primo impegno ufficiale in Europa per il nuovo leader egiziano e - come abbiamo avuto modo di approfondire su Exportiamo.it - anche l’occasione utile per rilanciare il partenariato strategico tra i due paesi con la firma di importanti accordi e contratti tra imprese e istituzioni dei due paesi in occasione della riunione del Business Council Italo-Egiziano organizzato in concomitanza alla “trasferta” di al Sisi.
E’ interesse comune continuare ad alimentare una relazione strategica e privilegiata basata sul riconoscimento delle proprie peculiarità e su una prossimità geografica e culturale innegabile.
Alla base dell’intensa collaborazione tra i due Paesi, c’é anche la complementarietà dei rispettivi sistemi produttivi e una storica e qualificata presenza italiana in loco.
Secondo il recente “Outlook on Italian Business in Egypt” realizzato da Studi e Ricerche per il Mezzogiorno – SRM in collaborazione con la Alexbank, realtà entrambe appartenenti alla “galassia” Intesa San Paolo, considerando le imprese che operano con veste giuridica locale o quelle a rilevante quota azionistica italiana, sono presenti 880 imprese italiane in Egitto e - a livello europeo - si tratta della presenza più imponente dopo Gran Bretagna (1.280 imprese) e Germania (920). I settori “presidiati” principalmente dalle nostre imprese sono i servizi, l’impiantistica, i trasporti e il turismo e in totale si parla di un fatturato aggregato di 3,5 miliardi di euro e di 29.000 occupati.
L’Italia é in ogni caso il primo partner commerciale in Europa, primo acquirente in assoluto e tra i principali fornitori e investitori, anche in settori strategici.
Il “Sistema Italia”, effettivamente, nei confronti dell’Egitto prova a muoversi con coscienza, unità e coerenza come dimostra la prossima “Missione Imprenditoriale Egitto 2014”.
L’iniziativa, lanciata all’indomani della visita di al Sisi in Italia, ha l’obiettivo di portare a il Cairo dal 22 al 24 febbraio 2014, una delegazione di imprese italiane interessate ad approfondire le opportunità che il nuovo Egitto offre oltre che preparare il terreno per la successiva partecipazione alla già citata Conferenza Internazionale di metà marzo dedicata agli investimenti stranieri.
Alle imprese potenzialmente interessate ci sembra opportuno - per spirito di servizio e mission - ricordare che sono ancora aperte le adesioni ed é possibile registrarsi all’evento entro il 16 gennaio direttamente sul sito dedicato all’evento.
Per l’Italia é sempre fondamentale continuare ad esserci, non c’é dubbio e sicuramente, nel caso specifico, non mancheremo e saremo in grado di capitalizzare gli investimenti politici fatti sul nuovo leader egiziano.
Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo su dati del “Sole 24 Ore”, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it