La storia e la tradizione dell’Italia non può essere messa in discussione così come il valore del nostro patrimonio artistico, naturalistico e culturale.
Si tratta di certezze, dati incontrovertibili e malgrado il sistematico impegno nei decenni a predicarne la tutela o la valorizzazione, nei fatti spesso i risultati sono deludenti.
Senza approfondire o specificare ulteriormente il concetto, basta dare uno sguardo neanche troppo approfondito ai fatti di cronaca che sono sotto gli occhi di tutti: i continui crolli a Pompei, l’avvelenamento della “Terra dei Fuochi” o più in generale quell’incuria che condanna al fallimento.
Non bisogna mai dimenticare che il nostro Meridione un tempo era la “Magna Graecia”, Roma ha conquistato quanto noto illo tempore e Garibaldi é stato “l’eroe dei Due Mondi”.
Si tratta di nobili ricordi tra generosi avi e fregi da mutuare dalla nostra storia ma il problema sono le contingenze e le esigenze del presente che si tratti di quelle dei consumatori, dei viaggiatori e/o degli investitori.
Siamo ormai quasi al termine di questo 2014 e da qualche settimana si susseguono classifiche, rapporti, confronti, resoconti e inferenze su cosa é stato e su cosa é riuscito a “produrre” l’ultimo anno.
E’ fondamentale riuscire a comprendere su cosa si basa la vera attrattività del nostro Paese e sul quanto si é oggi lontani, nella quotidianità di tutti, da orizzonti rosei e forieri di possibili sviluppi futuri.
Da qualche anno esiste un indicatore valutato dalla Future Brand, società internazionale di consulenza e design di marca, che analizza i Paesi considerandoli dei veri e propri brand e li ordina secondo una classifica tenendo conto dei diversi parametri legati a Qualità della vita, Sistema Valori, Potenziale di Business, Tradizione & Cultura, Turismo e Made In.
Si tratta del Country Brand Index, giunto quest’anno alla IX^ Edizione.
Quest’anno a guidare la speciale graduatoria troviamo il Giappone ovvero il brand-Paese che ha meglio saputo proporsi come meta trasversale a turisti, uomini d’affari, studenti. Sul podio si collocano rispettivamente la Svizzera (che primeggiava nella penultima edizione) e la Germania.
Andando a noi invece, se nel 2005, nella I^ edizione, il nostro paese guidava la classifica e veniva indicato come “il Paese con maggiori capacità di attrazione al mondo” il declino nel tempo é stato inesorabile e oggi l’Italia occupa il 18° posto nella classifica generale, un gradino sotto i cugini francesi e un gradino sopra gli emiratini.
L’indice fin dal suo esordio é stato considerato uno strumento attendibile ed efficace per valutare la percezione complessiva di un intero Paese e viene realizzato dalla Future Brand in collaborazione con BBC News, sulla base di dati qualitativi e quantitativi provenienti da 2.530 opinion maker e frequent flyer facenti parte del turismo leisure e business distribuiti in 17 Paesi del mondo (Argentina, Australia, Canada, Cina, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giappone, India, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Tailandia e Turchia) e mostra uno spaccato davvero interessante e soprattutto ci permette di guardare con “altri occhi” il nostro Paese
In realtà malgrado il posizionamento non proprio nobile dell’Italia nel ranking bisogna ricordare anche che da quest’anno lo stesso metodo di valutazione dell’indice é stato rivoluzionato e dei 75 Paesi presi in esame in questa edizione, solo 22 sono stati definiti “Country Brand” tra questi anche il Belpaese. Tra i Paesi invece non considerati “Country Brand” trovano posto tutti i BRICS, potenze di rilievo e importanza regionale come Turchia e Argentina ma anche stati ricchi di storia come Spagna e Polonia.
L’essere percepito come un brand per un Paese, significa che l’opinione pubblica internazionale coinvolta nella ricerca, ne possiede una percezione al di sopra della media in tutti gli ambiti sopracitati e va da se che ciò implica che per le persone che considerano un Paese come brand, é molto più importante che lo scelgano per le vacanze o per gli affari.
Andando più nello specifico del giudizio sull’Italia emerge come il nostro Paese mantiene ancora posizioni di rilievo sul piano dell’attrattività artistica e turistica, fattori questi che ci garantiscono un ruolo rilevante nell’immaginario collettivo della classe dirigente mondiale. Il dato grave ad emergere é invece come per sistema di valori e qualità della vita, potenzialità economiche e produzione di oggetti ad alto valore aggiunto e qualitativo, il nostro Paese si allontana sensibilmente dai suoi obiettivi e dalla sua natura.
Questo giudizio allarmistico ma in chiaroscuro, é un altro ulteriore invito, qualora non ce ne fossero già stati abbastanza e da ogni pulpito, ad avere coscienza della realtà possibile che passa dal rimboccarsi le maniche per pianificare una strategia di promozione e rilancio unitaria ad una nuova e buona base di partenza.
E’ evidente come trattasi di un quadro complicato e sul quale é difficile intervenire nel breve termine perché deve essere chiaro a tutti che a parte i nostri asset storici (Turismo, Patrimonio artistico e culturale) e quasi ineliminabili se non per nichilismo attivo e reiterato, per il resto si tratta di generare un reale capovolgimento della situazione che interessa oggi la nostra penisola, più propagandata che attuata finora, ad esempio dal Governo in carica, ad esempio.
Bisogna invertire la rotta e evitare deragliamenti e nuove collisioni reali e figurate in grado di inficiare e declassare ulteriormente l’attrattività del nostro paese che é unico al mondo come in fondo il suo popolo da sempre croce e delizia soprattutto per se stesso.
Non si può più tergiversare o far finta di niente, serve la #svoltabuona, ma davvero e forse la prima delle ultime occasioni mancate é proprio il Semestre Italiano in Europa che sta volgendo quasi al termine senza aver raggiunto gli ambiziosi obiettivi di partenza.
Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati “Country Brand Index 2014/15” , di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it